![]() |
IL
PRESIDENTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO
Da questa breve raccolta di comunicati ed estratti dai discorsi ufficiali, emerge l'interesse e l'attenzione costante del Presidente della Repubblica al tema della sicurezza sul lavoro |
![]() |
Data: 15-05-2006 Messaggio e Giuramento davanti alle Camere del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel giorno del suo insediamento (...) Così, il valore del lavoro, come base della Repubblica democratica, chiama più che mai al riconoscimento concreto del diritto al lavoro, ancora lontano dal realizzarsi per tutti, e alla tutela del lavoro "in tutte le sue forme e applicazioni", e dunque anche nelle forme ora esposte alla precarietà e alla mancanza di garanzie. I diritti inviolabili dell'uomo e il principio di uguaglianza, "senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione", si integrano e completano nella Carta europea, aperta ai nuovi diritti civili e sociali. Essi non possono non riconoscersi a uomini e donne che entrano a far parte, da immigrati, della nostra comunità nazionale contribuendo alla sua prosperità. (...) Sono più in generale le mie complessive esperienze politiche e di vita che mi inducono ad associare con forza il problema del rilancio della nostra economia a quello della giustizia sociale, della lotta contro le accresciute disuguaglianze e le nuove emarginazioni e povertà, dell'impegno più conseguente per elevare l'occupazione e il livello di attività della popolazione, il problema non eludibile del miglioramento delle condizioni dei lavoratori e dei pensionati e di una rinnovata garanzia della dignità e della sicurezza del lavoro. C'è bisogno di più giustizia e coesione sociale. E se un ruolo decisivo spetta in questo senso ai sindacati, posti peraltro di fronte a un mercato del lavoro in profondo cambiamento che richiede forti aperture all'innovazione, è interesse e responsabilità anche delle forze imprenditoriali comprendere e assecondare politiche di coesione e di solidarietà. (...)
Data: 24-06-2006 Messaggio del Presidente Napolitano per l'incidente sul cantiere dell'autostrada Catania-Siracusa Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa la notizia del tragico crollo di un pilone sul cantiere dellautostrada Catania-Siracusa?, si è messo immediatamente in contatto con il prefetto di Siracusa, Benedetto Basile, chiedendogli di rappresentare i suoi sentimenti di profonda commozione e di partecipazione al dolore della famiglia della giovane vittima Antonio Veneziano, di solidarietà a tutti i lavoratori feriti e di vicinanza allintera comunità. Il Presidente della Repubblica ha altresì espresso il suo apprezzamento per la tempestività e lefficacia dei soccorsi. Nel rilevare come il drammatico bilancio dellincidente metta in evidenza situazioni inaccettabili sotto il profilo della sicurezza sul lavoro e nel richiamare alla necessità di una più costante e forte vigilanza per il rispetto delle norme e delle condizioni di lavoro, il Presidente Napolitano ha sollecitato un attento accertamento delle cause e delle relative responsabilità. Roma, 24 giugno 2006
Data: 28-06-2006 Dichiarazione del Presidente Napolitano sul fenomeno delle "morti bianche" Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, profondamente colpito dal continuo ripetersi di tragici infortuni sul lavoro che - dopo il sacrificio del giovane Antonio Veneziano, di cui oggi si celebrano i funerali - hanno causato ancora quattro vittime a Pisa, Nuoro, Frosinone e Trento, nel rinnovare la commossa solidarietà e laffettuosa partecipazione al dolore delle famiglie colpite da queste inaccettabili tragedie, richiama lattenzione sulla drammaticità del fenomeno delle morti bianche , che da troppo tempo costituisce una dolorosa piaga per il mondo del lavoro e per lintera comunità nazionale. Il Capo dello Stato sente di dover rivolgere un pressante appello alle istituzioni e alle forze politiche e sociali a dar seguito - anche tenendo conto dellattività portata a termine nella scorsa legislatura da unapposita Commissione parlamentare di inchiesta la cui relazione conclusiva è stata approvata allunanimità nel marzo di questanno - a tutte le iniziative utili, e non più procrastinabili, che valgano ad affrontare senza indugio e con il massimo impegno le gravi problematiche connesse alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Roma, 28 giugno 2006
Data: 03-07-2006 Prefazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il catalogo sulla scultura di Antonio Nocera "Où la lampe passe, le mineur doit passer" che l'Inca-Cgil ha voluto a Marcinelle in occasione del cinquantesimo anniversario della tragedia Anche se il 1956 fu un anno carico di altri avvenimenti gravi e sconvolgenti, la tragedia della miniera di Martinelle ebbe un forte impatto nel nostro Paese. Ricordo vivamente quale impressione e sgomento suscitò, nella giornata afosa dell'8 agosto, la notizia improvvisa che un incendio nelle viscere di una miniera di carbone belga nei pressi di Charleroi stava mettendo a rischio la vita di centinaia di minatori, tra i quali numerosi emigrati di origine italiana. Il bilancio finale ebbe dimensioni spaventose: il 23 agosto, quando le squadre di soccorso constatarono "sono tutti morti", mancavano all'appello 262 minatori, dei quali 136 erano italiani (quasi tutti abruzzesi e calabresi), 95 belgi e i restanti di altre nazionalità. Fu una delle grandi tragedie dell'emigrazione italiana. Un'emigrazione, è bene ricordarlo, che aveva radici antiche e vaste dimensioni, per l'arretratezza economica, i ritardi e le distorsioni nello sviluppo dell'Italia, a danno, soprattutto, del Mezzogiorno. In particolare, il movimento migratorio negli anni '50 del Novecento aveva portato nei distretti minerari belgi ben 140.000 lavoratori italiani (la maggior parte dei quali meridionali), sulla base di un accordo tra i governi di Roma e di Bruxelles per lo scambio tra carbone e lavoro. L'intesa si basava su reali interessi economici nazionali, ma era poco, se non per nulla, attenta alle condizioni di lavoro, di sicurezza e salariali degli addetti alle miniere. La tragedia di Martinelle lo confermava con tale forza ed evidenza che il "Corriere della Sera", il 9 agosto, esprimendo tutta l'indignazione del nostro Paese, innalzava un fermo monito: "L'Italia può esportare dei lavoratori, non degli schiavi". La realtà dell'Europa a metà del XX secolo non teneva in gran conto i diritti sociali e civili dei lavoratori emigrati, i quali in qualche modo, con la loro stessa scelta di vita e di lavoro, indicavano già una prospettiva, inadeguata, obbligata e confusa, di mobilità del lavoro aldilà dei confini nazionali. Esisteva già la Comunità economica del carbone e dell'acciaio, uno dei primi passi da cui scaturirà, nel 1958, con il Trattato di Roma, l'avvio del processo di integrazione europea. E tuttavia sarà lungo il percorso da fare, e le battaglie da sostenere, prima di giungere a un quadro di riferimento europeo che assuma congiuntamente come valori la democrazia, la pace, lo sviluppo economico e sociale, e dia piena cittadinanza ai lavoratori di ogni paese nelle altre realtà economiche nazionali. Giusta e opportuna è stata pertanto la scelta di ricordare,
nel cinquantesimo anniversario, il disastro minerario del 1956: non
un lutto del passato, ma un monito per il presente e per il futuro.
Antonio Nocera ha colto bene, nella sua grande opera, la carica sconvolgente
del drammatico incendio, che squarcia le viscere della sfera terrestre.
E al tempo stesso è riuscito a rendere - nel lungo volo delle
rondini, libere e senza frontiere - il messaggio dolente, ma pervaso
di speranza e di vita, che viene dalla tragedia di Martinelle. Un messaggio
che è bene riprendere e rilanciare oggi, di fronte al rischio
di ricadere in antichi nazionalismi, suscitare forme inedite di xenofobia,
o sperimentare cocenti disillusioni. Dal ricordo delle vittime, cadute
sul lavoro in una nazione straniera di un'Europa ancora da venire, scaturisce
un appello a un grande impegno per un più alto europeismo, attento
alla solidarietà, capace di integrazione, portatore di libertà
e di progresso.
Data: 07-07-2006 Nota informativa sul problema delle morti bianche sul lavoro Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, fin dal momento in cui ha appreso della tragedia di Montesano sulla Marcellana (Salerno), che è costata la vita di Giovanna Curcio, di appena sedici anni, e di Annamaria Mercadante, è rimasto in contatto con il Prefetto di Salerno, per conoscere e valutare le circostanze e le cause che hanno determinato un evento, che va drammaticamente ad allungare la già lunga e inquietante catena delle morti bianche sul lavoro. Il Presidente Napolitano ha auspicato indagini approfondite e severe sul piano non solo giudiziario ma amministrativo - per quel che riguarda i titolari di responsabilità pubbliche in materia di rispetto delle norme di legge relative alla regolarità dei contratti di lavoro e alla osservanza delle misure di sicurezza - così da non lasciare alcuna ombra su inaccettabili negazioni del diritto a un regolare lavoro e alla pienezza della vita. Dopo gli ultimi pressanti appelli alle istituzioni e alle forze politiche e sociali perchè siano affrontate senza indugio e con il massimo impegno le gravi problematiche volte a combattere questa dolorosa piaga, il Capo dello Stato ha ritenuto che all'espressione della sua emozione e della partecipazione al dolore delle famiglie e delle comunità colpite, dovesse accompagnarsi la sollecitazione del più rigoroso accertamento delle violazioni e di una ferma azione anche nei confronti degli organismi preposti a compiti di vigilanza che non avessero assolto ai loro doveri. Roma, 7 luglio 2006
Data: 29-09-2006 Incontro del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il Direttivo e i Gruppi Dirigenti Centrali della CGIL in occasione del centenario della Confederazione - Palazzo del Quirinale (...) Se io dovessi trarre qualche insegnamento - senza alcuna pretesa esaustiva dall'esperienza che ho vissuto a seconda delle mie responsabilità politiche più o meno vicino con il movimento sindacale e con la CGIL - direi che ho colto due costanti e due insegnamenti essenziali. Il primo: il senso dell'unità, la tensione verso l'unità. Come disse Giuseppe Di Vittorio nella sua relazione, alla sottocommissione dell'Assemblea costituente: "Unità e non unicità sindacale", ma unità tenacemente ricercata tra tutte le Confederazioni che hanno avuto la maggiore rappresentanza dei lavoratori italiani - voglio qui ricordare anche nomi di persone che ho avuto amiche: da Luigi Macario a Pier Carniti, da Raffaele Vanni a Giorgio Benvenuto. E unità in senso più ampio: unità senza retorica tra i lavoratori del Nord e del Sud, tra i lavoratori che hanno goduto e godono pienamente delle conquiste e dei diritti via via realizzati e lavoratori che, in modo particolare oggi e in un contesto così mutato, ne sono privi - sono privi perfino di quel diritto fondamentale che è il diritto alla sicurezza della vita nel lavoro. Ancora, unità tra i lavoratori italiani e i lavoratori immigrati, che oggi rappresenta un altro dei grandi impegni della CGIL e del Sindacato. E unità - non dimentichiamolo mai - tra i lavoratori e i senza lavoro. Il secondo insegnamento, la seconda costante che credo di aver colto attraverso decenni, consiste nell'ambizione e nella responsabilità di farsi, come sindacati e anzitutto come CGIL, portatori di una visione generale dei problemi dello sviluppo economico, sociale e democratico del paese. Sono convinto che questa ambizione e questa responsabilità non
verranno meno. Non verranno meno neanche in questo momento, nella fase
difficile che il paese sta vivendo: fase di riequilibrio e di rilancio
dell'economia italiana, di rinnovamento delle Amministrazioni pubbliche
e dello Stato sociale, in un quadro di impegni europei da rispettare
nell'interesse comune. (...)
Data: 08-10-2006 Messaggio del Presidente Napolitano in occasione della cinquantaseiesima Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro In occasione della cinquantaseiesima Giornata pe le vittime degli incidenti sul lavoro, Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, tramite il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, ha inviato al dott. Pietro Mercandelli, Presidente dell'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro, un messaggio di apprezzamento per il costante e fattivo impegno sociale della Associazione nel quale si rileva che "In una situazione nella quale gli infortuni sul lavoro e le 'morti bianche' continuano a verificarsi con preoccupante frequenza, l'impegno dell'associazionismo offre un contributo prezioso per l'affermazione di una cultura della prevenzione. E' un cammino di civilta' che, secondo la linea indicata dall'Unione Europea per il miglioramento dei livelli di sicurezza e la tutela della salute nei luoghi di lavoro, richiede la ricerca di strumenti idonei a contrastare i nuovi rischi emergenti in un sistema produttivo in continua evoluzione". Roma, 8 ottobre 2006
Data: 11-10-2006 Messaggio del Presidente Napolitano in occasione del convegno "La cultura della prevenzione in Italia", organizzato dal CNEL Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione del convegno organizzato dal Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro "La cultura della prevenzione in Italia", ha inviato al Presidente del CNEL, dott. Antonio Marzano, un messaggio in cui sottolinea l'esigenza del confronto e dell'approfondimento su un tema di alta rilevanza economica e sociale: "La prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali è un obiettivo primario, oggetto di particolare attenzione da parte dell'Unione Europea per la promozione negli Stati membri di interventi finalizzati ad una piena tutela del lavoratore. Nella situazione italiana, che pure registra negli ultimi anni un trend positivo di diminuizione dell'infortunistica, molto resta ancora da fare, in primo luogo nel Mezzogiorno, per garantire il pieno rispetto delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro, come anche per assicurare efficienti ed aggiornati programmi formativi per la prevenzione degli incidenti. Altri segnali da non sottovalutare in alcun modo sono la presenza di elevati tassi infortunistici tra i lavoratori extracomunitari ed un'evoluzione non soddisfacente di tali tassi tra la manodopera femminile. In questo panorama il CNEL ha offerto e continua a offrire un contributo costruttivo e fattivo, attraverso proposte operative - rivolte alla protezione dai nuovi rischi insiti in un sistema produttivo in continua evoluzione - che devono trovare riscontro nell'impegno congiunto e coerente delle istituzioni, delle forze sociali e dell'associazionismo, anche per tutelare le fasce più deboli del lavoro". |